Lettera aperta a tutti i Rionali


Settembre è finito, e si è portato via anche l’ultima edizione della Festa dell’Uva…
Quarto posto. Anche quest’anno. Il terzo anno consecutivo.
Ed ora, un fitto scambio di opinioni, di pensieri, di commenti…. Ancora, a “freddo”, la rabbia per questo quarto posto risulta evidente.
Ho letto commenti di ogni genere, ascoltato tante voci. E l’argomento ricorrente è quella mancanza di Unità, di spirito di “fratellanza” che ha contraddistinto il nostro mese settembrino..
Il Rione è unito e concorde solo su questo punto: manca il GRUPPO.
Manca il gruppo, si fa strada un sentimento di nostalgia per i tempi passati. Si rimpiangono gli anni che furono, si “fugge” nel ricordo di serate, di nottate trascorse cantando, cenando e lavorando…
Il mio dispiacere è di non aver potuto vivere quelle emozionanti stagioni. Forse, non posso neppure immaginare quanto affiatamento ci fosse fra tutti i bianchi Santantonini.
Ma, molto crudamente, vorrei riportare le vostre menti ad oggi. Alla situazione attuale. Al disgregamento che sta rovinando le basi, che sta sciupando e logorando anche la memoria di ciò che è stato.
Purtroppo, quest’anno ha vinto l’individualità. Credo che mai, come adesso, risulti evidente che è necessario un cambiamento. Drastico, radicale, profondo.
Ma prima di tutto, questa metamorfosi deve avvenire in noi stessi… Che questo ennesimo quarto posto possa essere fonte di nuove riflessioni. Facciamo un esame di noi stessi, guardiamoci dentro e domandiamoci se davvero abbiamo lavorato per il Rione.
Il venerdì che ha preceduto la festa è stato definito “venerdì nero” da diversi di noi. Avvilenti e denigranti le polemiche che sono nate e di cui anch’io sono stata fomentatrice.
Perdonate la mia insolenza, la mia provocazione. Ma, credetemi, ce l’ho messa tutta per integrarmi, per farmi accettare, per dimostrare che il mio lavoro (come quello di tutti gli altri definiti “esterni”) è stato interamente rivolto al successo del Rione. La frustrazione di vedere vanificare questi sforzi, venerdì ha avuto la meglio… ed è stata polemica.
Lo so, all’interno del Rione sono praticamente una neonata, alla mia sola seconda esperienza. Ho molto da imparare dai veterani, e molto mi è già stato insegnato nella preparazione di quest’ultima sfilata. Grazie a voi ho imparato che lo spirito rionale va ben oltre la preparazione delle coreografie. Ci sono i vestiti da realizzare, le cene da preparare, i carri da assemblare…. Ognuno contribuisce come può. E ad ogni punto di cucito, ad ogni piatto portato in tavola, ad ogni pennellata di colore, si vede il progetto prendere forma, prendere vita e diventare sempre più reale. Ogni giorno che passa, lo fa sentire più nostro, quasi come se venisse a nascere un legame affettivo.
Vi ringrazio per avermi insegnato tutto questo, per avermi voluta con voi sui ponteggi, per avermi scarrozzata su di una bellissima carriola quando le caviglie facevano troppo male.
Però, con molta umiltà, vi chiederei di ascoltare anche la nostra voce, perché magari alcuni consigli che abbiamo dato potevano essere utili.
E’ demoralizzante sentirsi dire, invece, che VOI fate la Festa dell’Uva da tanti anni, per cui “si fa come s’è sempre fatto”..
Ma chi decide chi è “Noi” e chi è “Voi”?
Io mi sento Rionale, quanto voi. Io SONO Rionale. Per il Sant’Antonio ho lavorato, sudato, gioito e sofferto, come ognuno di voi. La mia unica colpa, se così si può chiamare, è risiedere in un Comune diverso da quello di Impruneta.
E’ vero, sono solo alla seconda esperienza. Ma mi sento Bianca. L’affetto è per il Sant’Antonio. E la delusione per il quarto posto è cocente.
Per questo, spero vivamente che questa email possa essere un incitamento, uno spronare al cambiamento, al rinnovamento, alla rinascita del Sant’Antonio..
In un Rione anarchico come questo, dobbiamo altresì imparare a rispettare il ruolo altrui.
Ognuno di noi riveste una parte importante: dal figurante alla sarta, dal regista, alla cuoca, dalla coreografa al manovale.
Ogni figura è essenziale: senza ballerini sono inutili le coreografie. Senza gli operai, non si realizzerebbe il carro, e così via….
Ogni persona, ogni Rionale deve ritenersi quindi importantissimo per la riuscita del carro. Ognuno di noi dovrebbe essere fiero di far parte del progetto, qualunque sia la sua mansione.
Come in una grande fabbrica, dove si lavora a catena, se viene a mancare una sola delle figure professionali si interrompe la produzione. E la fabbrica potrebbe fallire.
Nel nostro caso, viene invece a bloccarsi la realizzazione di un progetto, di un sogno, di un’idea, di uno spettacolo.
Ma affinchè il sogno si realizzi ci vuole fiducia. Fiducia in noi stessi, fiducia negli altri. Fiducia nel lavoro, nostro e degli altri.
Allontaniamo la diffidenza e lasciamo spazio alla collaborazione.
Siate orgogliosi, siamo orgogliosi di far parte di questo piccolo Mondo.
Non possiamo remare l’uno contro l’altro. Non più. Il Sant’Antonio non può più permettersi guerriglie interne. E’ l’ora di rimboccarsi le maniche, tutti. Di sventolare la bandiera della Pace, di azzerare ogni dissapore.
Il desiderio di vincere e far risorgere il nostro caro Rione è un pensiero che ci accomuna. Ripartiamo da questo: stringiamoci la mano e lottiamo, insieme, per la vittoria del prossimo anno. Facciamo vincere l’amicizia, la squadra, il gruppo, la “famiglia” (permettetemelo).
Uniti, ora più che mai, facciamo tesoro degli errori passati, delle sconfitte subite.
Che il Sant’Antonio torni a brillare, più forte di prima.

Laura Poggi